La Comunione degli Apostoli è una iconografia molto diffusa nell'arte bizantina, ma pressoché sconosciuta in quella occidentale.
Non deve essere confusa con l' "ultima Cena", che si ritrova in entrambi gli ambienti, e che nelle chiese bizantine è dipinta sulla sommità della iconostasi al disopra della porta santa.
La scena è raffigurata ordinariamente all'interno del santuario, nel registro inferiore o mediano dell'abside. Nel catino absidale trova invece posto la Platitera, la Vergine più ampia dei cieli o altra immagine della Madre di Dio.
L'Ultima Cena rappresenta l'istituzione dell'Eucarestia, mentre la Comunione degli Apostoli ne raffigura la distribuzione quotidiana.
Al centro della scena vi è non la tavola della Cena, bensì un vero e proprio altare sormontato dal ciborio.
Cristo, che è rivolto verso i fedeli, distribuisce il Corpo ed il Sangue agli Apostoli che si avvicinano in due schiere guidate rispettivamente da S. Pietro e - nel caso specifico a destra S. Paolo. Più spesso la seconda schiera è guidata da S. Giovanni.
Questo tipo iconografico è più frequentemente sostituito da un altro, già presente, sia pur in forma embrionale, nel Codex purpureus rossanensis della metà del VI sec., in cui la figura di Cristo è raddoppiata a motivo forse del fatto che anticamente l'Eucarestia era distribuita ai fedeli sotto le due Specie separatamente da due diversi ministri.
Le due immagini di Cristo sono fiancheggiate da angeli che, in vesti diaconali, sostengono gli esapterigia ed i ceri, mentre gli apostoli si approssimano devotamente chinati, talvolta con le mani velate in segno di venerazione.
Talvolta, complice anche qualche elemento architettonico, come una finestra collocata al centro dell'abside, lo stesso altare è duplicato, e l'intera scena è divisa in due.
"Delle case. Una tavola, sulla quale c'è un piatto con del pane spezzato. Dietro questa tavola e al centro, c'è Cristo a mezzo busto con le mani tese; egli tiene il pane con la mano destra e il calice con la sinistra. Davanti a lui, c'è il Vangelo aperto. Sul lato destro si leggono queste parole: "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo". Sul lato sinistro. "Bevetene tutti, questo è il mio sangue". Su entrambi i lati ci sono i dodici apostoli un po' piegati in avanti, che guardano verso Cristo. Pietro, in testa ai cinque apostoli che stanno a destra, tende la mano sotto il pane che gli dà Cristo. Giovanni, alla testa dei cinque apostoli del lato sinistro, ha una mano tesa e una sul petto; egli accosta la sua bocca all'orlo del calice. Giuda è dietro di loro e gira loro le spalle; un demone entra nella sua bocca." (Dionigi di Furna, Ermeneutica della pittura)
Un altro motivo iconografico pressoché sconosciuto in occidente è quello della Divina Liturgia celebrata in cielo avente come ministri gli angeli. È un tema più spesso presente in affresco alla base della cupola centrale della chiesa che su tavola.
Il Salvatore è spesso presente più che come celebrante come offerta, è il cosiddetto melismos. Il momento della Divina Liturgia rappresentato è il Grande Ingresso, in cui i ministri, Angeli in vesti di diacono, recano all'altare i Doni. La posizione in cui è effigiata la scena: la base della cupola dona alla processione un andamento circolare.
L'icona di M. Damaskinos qui proposta, una delle poche lignee, mantiene l'andamento circolare della processione degli angeli, tipico degli affreschi.
Una variante del soggetto è costituita dalla rappresentazione della celebrazione della Divina Liturgia ad opera di Santi, assistiti dagli angeli in vesti di diaconi.
Propriamente ἡ ἑτοιμασία τοῦ ϑρόνου (l'apprestamento del trono) è la raffigurazione di un trono vuoto, sormontato da una croce anch'essa vuota e sovente gemmata ed a volte da un agnello. Sta a significare l'invisibile presenza della divinità, ed allude forse anche all'attesa del Giudizio Universale.
Il motivo iconografico appare anche nella più complessa icona di Tutti i Santi e in quella della Seconda Venuta.
La Seconda Venuta del Salvatore o Parusia o Giudizio Universale secondo l'espressione usata in Occidente è propriamente ricordata nella domenica di Carnevale. Oltre che nelle icone appare anche in rappresentazioni monumentali ad affresco o mosaico, sovente sulla parete di controfacciata delle chiese.
Cristo è raffigurato nella parte alta dell'icona, seduto nella mandorla e affiancato dalla Madre e dal Precursore, entrambi in piedi. Ai lati i dodici apostoli occupano altrettanti seggi. Talvolta appare la scena dell'etimasia.
Nei registri inferiori, a sinistra dell'icona - a destra del Cristo - appaiono le schiere più o meno organizzate dei giusti. Ai piedi del Cristo sgorga il fiume di fuoco ricordato dal kontakion della Festa:
"Quando sulla terra verrai, * o Dio, con gloria, * e tremerà l’universo, * e un fiume di fuoco scorrerà * davanti al tuo tribunale, * e saranno aperti i libri * e rese pubbliche le cose segrete: * liberami allora dal fuoco inestinguibile, * e fammi degno di stare alla tua destra, * o Giudice giustissimo."
Il fiume stesso termina poi allargandosi nell'angolo inferiore destro in cui sono rappresentate le pene dell'Inferno.
Altri elementi sono tratti dall'Apocalisse di Giovanni.Talvolta un angelo avvolge i cieli come un libro
Nelle icone russe spesso il fiume di fuoco è sostituito da un serpente che dall'Ade risale sinuoso sino ai piedi di Cristo, Forse per un errore di interpretazione di un prototipo antico o per attrazione dalle parole dell'ode VIII del canone:
"Quando tu, o Dio, * giudicherai l’universo, * chi dei figli della terra, * preso da sconvolgimento, potrà sostenersi? * Allora, infatti, * il fuoco inestinguibile * e il verme che terribilmente rode * afferreranno i condannati per l’eternità."