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Le icone bizantine

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Propriamente qualsiasi immagine, sia essa dipinta a tempera su tavola od ad affresco su muro, realizzata con smalti o a rilievo in avorio od altro materiale è un'icona. Abitualmente però il termine icona viene riservato alle immagini dipinte su tavola.

Tra le definizione date delle icone, da quella poetica: "una finestra aperta sul Cielo" a quella metaforica: "un trattato di teologia a colori", quest'ultima ci pare calzante. I dettagli di una icona non sono mai gratuiti, mai puramente decorativi, hanno sempre un significato: le tre stelle che ornano il maforion della Theotokos simboleggiano la sua perpetua verginità; l'arca di pietra posta nella grotta in cui è deposto il Bambino nella scena della Natività prefigura il sepolcro.

E' questa probabilmente la causa dell'apparente immobilità della iconografia bizantina. Per un iconografo, non a caso chi produce una icona è un graphos, uno scrittore, variare un particolare può vuol dire cadere nell'eresia. Le regole che un iconografo deve seguire sono riportate in appositi manuali, hermeneia, il più famoso dei quali di Dionisio di Furnà, risale all'inizio del XVIII sec.1)

In occidente si è soliti pensare all'arte delle icone come immutabile nel tempo e nello spazio. In realtà essa si è evoluta nel corso dei secoli con vere e proprie scuole che uno specialista è in grado di identificare. Certi elementi decorativi, certi personaggi secondari nelle icone che rappresentano scene della vita di Cristo o della Vergine, derivanti magari dai Vangeli Apocrifi, sono documentati nelle omelie e nella poesia liturgica a partire da una certa data, che costituisce quindi il termine post quem per la datazione dell'icona.

Le icone più conosciute dal grande pubblico sono quelle russe, essenzialmente per motivi storici:  la dispersione dei patrimoni ecclesiastici e privati succeduti alla rivoluzione russa. Ogni ramo della Chiesa bizantina ha proprie tradizioni e propri "tipi" iconografici. Ne sono un esempio queste icone appartenenti alla poco conosciuta tradizione arabo-bizantina.

Queste pagine sono dedicate essenzialmente alle icone di tradizione bizantina greca

Nell'ambito della stessa tradizione più prettamente bizantina e greca è possibile identificare diverse scuole. Le icone delle Isole ad esempio risentono maggiormente dell'influsso occidentale, si vedano questi esempi cretesi.

Ultima Cena: icona di M. Damaskinos 1584-91
Ultima Cena, M. Damaskinos 1584-91
Dormizione della vergine D.Theotokopoulos (El Greco) ante 1567
Dormizione della Vergine,
D.Theotokopoulos (El Greco) ante 1567.
Adorazione dei magi Ioannis Permeniatis 1523 - 1528 Atene Museo Benaki
Adorazione dei magi Ioannis Permeniatis
 1523 - 1528 Atene Museo Benaki.

Talvolta le icone sono dipinte su entrambe le facce, si tratta di icone processionali. Le due facce possono essere state dipinte nello stesso tempo dalla stressa mano, è il caso ad esempio dell'icona della Nostra signora del Don, attribuita tradizionalmente a Teofane il Greco, su cui forse il medesimo autore ha dipinto una dormizione della Madre di Dio. A volte invece il retro può essere stato realizzato anche a distanza di secoli. A. Rublev dipinse nel XV sec. una croce e gli strumenti della passione sul retro della Madre di Dio di Vladimir del XII sec.

Nostra signora del Don XIV sec.
Nostra signora del Don XIV sec.
Dormizione Teofane il Greco (retro della Madre di Dio del Don) 1392
Dormizione. Teofane il Greco
 (retro della Madre di Dio del Don)
 1392
Croce e strumenti della passione retro Madre di Dio di Vladimir Mosca XV
Croce e strumenti della passione
(retro Madre di Dio di Vladimir)
Mosca XV sec.

Kiriotissa con s. Giovanni Trittico Creta XVI sec.
Kiriotissa con s. Giovanni Trittico Creta XVI sec.
Mentre dittici e trittici sono di norma icone da viaggio le cui valve potevano essere chiuse per protezione.

Esistono icone composte, nelle quali una figura centrale: Cristo, la Vergine, un Santo, è circondata da una cornice di immagini più piccole, con episodi della vita, o con altri santi.

Cardiotissa Pafsolype Bisanzio XIV sec.
Cardiotissa Pafsolype.
Bisanzio XIV sec.

Alle icone sono stati dedicati centinaia di volumi, tra questi:

Il viaggio dell'icona  dalle origini alla caduta di Bisanzio (a cura di Tania Velmans), con scritti di vari autori, tratta le icone dal punto di vista storico e iconografico.

Mentre Gaetano Passarelli consente di penetrare nella loro spiritualità con la descrizione e l'analisi in quest'ottica di alcune specifiche icone nelle sue opere:

Le icone delle dodici grandi feste bizantine

Iconostasi, La teologia della bellezza e della luce

non solo colore icone e feste della tradizione bizantina


Quella presentata è soltanto una selezione dei "tipi" di icone della tradizione greca, non vuole essere esaustiva, ma anzi mostrarne la complessità.

 

 

1) Edito in italiano con il titolo: "I segreti dell'iconografia bizantina" ed. Arkeios, Roma 2003

Le icone bizantine